JediFil – Intervista allo scrittore e fumettista di Rovigo
Intervistiamo oggi Filippo Rossi, saggista,fumettista, disegnatore e scrittore di Rovigo, anche noto come “JediFil” nelle varie community di fantascienza e fantasy, ha al suo attivo diverse pubblicazioni con Runa Editrice e collabora attivamente con la Mondadori per le traduzioni della saga di Star Wars, di cui è amante da quando aveva 6 anni.
E’ inoltre un grande appassionato de “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien, dei DC Comics e della saga di “Dune” di Frank Herbert, come ci racconterà lui stesso.
Iniziamo con le domande di Chiara
Ciao JediFil, ci racconti com’è nata la tua passione per Star Wars?
Nel lontano 1977 avevo sei anni. C’era un cinema monosala nel centro della mia piccola città, Rovigo. Accompagnato da un’amica di famiglia mi trovai in una fila infinita per vedere la pellicola americana, ma in realtà già da diversi mesi globale, intitolata “Star Wars” – in Italia “Guerre Stellari”. Mi ha distrutto.
La mia intera infanzia è stata segnata da una serie pazzesca, insostenibile di traumi epocali: vedere in televisione il “Sandokan” di Salgari e Sollima a cinque anni; il film “Guerre Stellari” di George Lucas, appunto a sei anni;
“Superman: il film” di Richard Donner a sette anni;
leggere i romanzi di Jules Verne; vedere in televisione i cartoni animati robotici di Go Nagai a otto anni;
l’epica di Omero a nove anni;
il film “Excalibur” di John Boorman a dieci anni;
il Ciclo Bretone Arturiano, versioni francese e britannica, a undici anni;
leggere i fumetti dei paperi di Carl Barks a dodici anni;
la fantascienza di Isaac Asimov a tredici anni e il romanzo “Dune” di Frank Herbert a quattordici anni.
Una volta giunti i drammi dell’adolescenza, la mia mente, ormai piegata ad angolo retto, è stata definitivamente spezzata in tre frammenti fluttuanti dai supereroi della DC Comics.
Era la metà degli anni Ottanta e stavano nascendo grandi capolavori.
Il 1986 è per me una data spartiacque per tre motivi: “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbons, “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller e il “Dylan Dog” di Tiziano Sclavi e Angelo Stano.
Una trinità di fumetti affrontata “in diretta”, nel giro di pochissimi mesi, all’età di quindici anni. Giunti da tre nazioni (Inghilterra, Stati Uniti e Italia) per me simbolo, hanno avuto lo stesso effetto su di me che ebbe Guerre Stellari quando avevo sei anni. La mia vita è cambiata.
Da allora lavoro, scrivo e disegno da oltre trent’anni per educare le nuove generazioni alla storia, autentica e completa, di Star Wars. E, partendo da lì, scoprire e riscoprire i significati del Fantastico in tutte le sue forme.
Star Wars e Il Signore degli Anelli: due saghe, che, a modo loro, hanno cambiato la storia. Cosa hanno in comune, secondo te?
Secondo me abbastanza poco, sono opere autonome e troppo diverse tra loro sotto tantissimi punti di vista, sia espressivi che simbolici.
Ovviamente è l’originale “Guerre Stellari” del 1977 a riprendere qualcosina della struttura narrativa del romanzo tolkieniano, essendo un film venuto vent’anni dopo da una mente, quella del cineasta George Lucas, appassionata del genere e di quello stesso libro fantasy.
Come, allo stesso modo, la trilogia filmica dell’Unico Anello creata da Peter Jackson nel 2001-2003 riprende suggestioni cinematografiche dalla Trilogia Classica 1977-1983 di Star Wars, allora già vecchia di vent’anni.
I grandi autori si amano l’un l’altro e mi piace sottolineare come queste grandi opere, sia letterarie che cinematografiche, segnano generazioni successive, a intervalli quasi regolari di vent’anni. “The Lord of the Rings” (1954-1955) di J.R.R. Tolkien è un capolavoro indiscutibile della letteratura, un libro vastissimo e coltissimo che racchiude un’intera cosmogonia, dettagliata sub-creazione scritta con stile rivoluzionario e proiettata nel passato comune.
La Saga filmica di Star Wars nel mio mondo rivaleggia, usando altre armi e perseguendo altri obiettivi. Interpreta l’attualità, proiettata in un tempo senza tempo nel segno del divertimento sfrenato ma mai sciocco, che sa anzi essere profondamente sconvolgente.
Amo entrambe le cose in parallelo, poiché una non va a discapito dell’altra.
Domande di Tatiana
Iniziamo delle pubblicazioni, quali sono le tematiche che hai affrontato nel libro “Tutte le Guerre Stellari!”?
La tematica principale è riconoscere come una storia divisa in episodi sia montata anno dopo anno, crescendo e maturando per più di quattro decadi. Rispecchiando ciascuna epoca percorsa ma, alla fine, uscendo dalla contemporaneità per entrare, grazie al suo coraggio e alla sua coerenza, nel simbolo universale.
Questo libro “Tutte le Guerre Stellari!”, che sta per uscire per Runa Editrice di Padova, completa il percorso analitico del precedente volume “La Forza sia con voi — Storia, simboli e significati della saga di Star Wars” (scritto da me con Paolo Gulisano per Áncora Editrice, Milano 2017).
Intende svelare il ciclopico monumento della Terza Trilogia di Star Wars e mettere la parola “fine” alle lunghe, amatissime, indimenticabili Guerre Stellari.
1977/2019: quarantadue anni per produrre nove (più due) film, popolari e preziosi, dedicati alla dinastia per eccellenza del Fantastico: gli Skywalker.
Nel segno della Forza, l’energia vivente dell’universo, il destino di questa famiglia spaziale è deciso nello scontro all’ultimo sangue tra le caste dei Cavalieri Jedi e degli Oscuri Signori dei Sith.
Prima, mentre infuriano nella Repubblica Galattica le terribili Guerre dei Cloni; poi, durante la guerra civile tra Impero e Alleanza Ribelle; infine, nel corso della lotta senza quartiere tra Primo Ordine e Resistenza.
È l’invenzione del cineasta californiano George Lucas: tre trilogie cinematografiche dallo straordinario successo artistico, culturale ed economico. Anakin Skywalker e Obi-Wan Kenobi contro l’Imperatore Palpatine, Luke Skywalker e Han Solo contro Darth Vader, Rey e Leia Organa Skywalker contro Kylo Ren — Amore e odio, stima e disprezzo, amicizie e faide; genitori e figli, compagni e avversari, maestri e allievi.
Angeli e diavoli che dettano i tempi e i modi delle Guerre Stellari, quelle Star Wars che accompagnano sempre più generazioni mondiali.
Il regista americano J.J. Abrams, con il nono e ultimo Episodio, chiude l’epopea cinematografica della “Skywalkereide” e la consegna definitivamente al Mito senza età, condiviso dall’intera umanità.
Dal titolo si intuisce che non si parlerà solo dei film, attingerà anche dalle produzioni animate e dalla serie “The Mandalorian”?
Gli undici film sono il centro di tutto Star Wars, quindi anche del mio libro; ma le serie televisive (sia animate come “The Clone Wars” e “Rebels”, che live action come “The Mandalorian”), i fumetti e i romanzi aiutano ad allargare il quadro e aggiungono preziose sfumature.
La Diade è il colpo di genio dell’ultimo “Episodio IX – L’ascesa di Skywalker” e, grazie anche alle opere espanse, da lì lo diventa della Terza Trilogia – e quindi della Saga in generale.
È un concetto che non avrebbe senso senza il doppio legame dei due protagonisti dei tre Sequel con l’Anakin/Darth Vader e con il Palpatine/Darth Sidious dei tre Prequel e della Trilogia Classica.
Anakin Skywalker ha compiuto il suo percorso di redenzione personale, infatti lo si vede in Episodio VI e lo si sente in Episodio IX nella Forza.
È la sua eredità a essere giustamente decisiva: Ben Solo, figlio dell’amore e non della sete di potere.
Notare come l’altro polo della Diade, Rey, sia frutto organico di un “figlio” sintetico – ossia del clone di Palpatine, come ci rivela il romanzo tratto dalla sceneggiatura.
Snoke è sempre stato uno “sciocco con la Forza” (esistono anche quelli, eccome!).
Pure lui, clone malriuscito di Palpatine, come si vede all’inizio di Episodio IX.
Che Rey sia figlia del clone ribelle di Palpatine è un magnifico dettaglio in più, ma che non è necessario alla comprensione del film; è basilare invece che nel film Rey si capisca sia l’eredità nel sangue di Palpatine, tramite un perfetto e disprezzabile (…) “signor nessuno”.
Ogni cosa si collega quindi alla “prima duplicità” nella Forza, sorta di esperimento di Diade che inizia la Saga: Palpatine e Anakin Skywalker in Episodio I.
Tutto è estremamente coerente, in chiave Saga ennealogica.
L’emergere di un’altra Vergenza nella Forza come il Bambino di “The Mandalorian” (che capiamo essere nato contemporaneamente al Prescelto Anakin Skywalker) ci fa capire che il ciclo cosmico di Star Wars continua ad esprimersi per polarità opposte.
Cosa che succede anche in natura.
In prossima uscita hai anche una pubblicazione sulla saga di Dune, cosa ti ha incuriosito di più e cosa ti ha interessato per spingerti a scrivere un libro.
Il romanzo “Dune” di Frank Herbert, e i tanti romanzi che ne sono nati, nel loro totale letterario, trovo siano la massima opera dell’umanità.
Vado molto fiero del volume che ho dedicato a questo incredibile Universo science fiction.
Ho consegnato il manoscritto (enorme) qualche settimana fa, dopo quasi due anni di lavoro.
In questo periodo faccio l’editing delle bozze e la raccolta delle immagini: sarà un libro dedicato all’intero mondo multimediale del “Dune” di Herbert, che uscirà nel novembre 2020 per Nicola Pesce Editore.
Per me questo libro significa molto, in realtà sono vari decenni di preparazione e di studio sull’argomento, avviati fin dalla prima lettura ai tempi della mia adolescenza.
Il primo romanzo di Herbert venne scritto nel 1965 ed è considerato il best seller assoluto della fantascienza.
Quest’anno, a Natale, a un secolo dalla nascita di Herbert, uscirà un film di Denis Villeneuve tratto proprio dal primo romanzo “Dune”.
Io dunque ho costruito un saggio molto vasto che potrà aiutare la visione, seguendo le profetiche tracce tra le dune di Paul “Muad’Dib” Atreides e dei suoi figli, per comprendere l’ossessione e distinguere le visioni dai miraggi.
È molto importante perché la fanta-filosofia fantasy, alla base anche di Guerre Stellari, nasce dalla pura fantascienza psicologica e sociologica di “Dune”.
La saga di Dune è fortemente collegata all’immaginario cinematografico oltre a quello cartaceo, secondo te quali sono le similitudini e le differenze più evidenti.
Se, come dicevo prima, “Il Signore degli Anelli” cartaceo di Tolkien è il Passato e la Saga cinematografica di Star Wars di Lucas è un Presente senza tempo, il “Dune” letterario (poi multimediale) di Frank Herbert è semplicemente il Futuro. “Dune” è l’apice di migliaia di anni di narrazioni, da Gilgamesh in poi.
È una saga ecologica, politica e religiosa che raccoglie un’enorme eredità narrativa e va oltre – non c’è niente di paragonabile, forse nemmeno Tolkien.
È stato preso il meglio da tutto il mondo terrestre e se n’è fatta la più grande narrazione della storia dell’umanità.
Se Guerre Stellari parla di noi posti di fronte a Dio o l’Infinito, ossia la Forza, raccontando la nostra piccolezza, la nostra inadeguatezza, il nostro fallimento ma anche la nostra reazione… Allora “Dune” riesce a raccontare cosa la reazione umana riuscirà a realizzare in concreto.
Ci fa vedere come l’Uomo possa davvero diventare Dio, l’Infinito, o la cosiddetta “Forza”; che prezzo pagare per farlo, per quale motivo farlo e, facendolo, quale obiettivo perseguire.
Cosa ne pensi del nuovo film che dirigerà Denis Villeneuve.
Denis Villeneuve è come me: ha letto il romanzo “Dune” da adolescente e sogna da sempre di dirigerne la versione filmica.
Per quanto mi riguarda, leggo e rileggo “Dune” da quasi 35 anni e seguo la carriera registica di Denis Villeneuve dagli inizi – lo amo profondamente, ogni suo film lo considero un capolavoro.
Nulla è facile, nemmeno “Dune” lo è; vedremo a Natale che ne farà al cinema quel genio indiscutibile di Villeneuve.
In effetti si tratta del mio regista preferito alle prese con il mio romanzo preferito, da questo punto di vista sono certo al 100% che non mi deluderà.
Tuttavia dico anche di più: viste la potenza del materiale, la portata produttiva e la caratura artistica, a mio parere si ripeterà un evento generazionale che abbiamo già conosciuto a fine anni Settanta (“Guerre Stellari”) e a inizio anni Duemila (“Il Signore degli Anelli”): dopo altri vent’anni, il mondo assisterà a una nuova rivoluzione cinematografica.
Del resto Villeneuve è un regista ancora più capace dei pur straordinari Lucas e Jackson!
Adattamenti e traduzioni. In cosa consiste il tuo ruolo da consulente e supervisore? Puoi spiegaci brevemente i retroscena editoriali riguardo questo meccanismo? Quanto la casa editrice ha potere decisionale?
La redazione della Mondadori mi sottopone regolarmente una serie di domande relative alla traduzione di ciascun romanzo o libro starwarsiano.
Riguardano i nomi di mezzi, personaggi, luoghi, mondi, oggetti, eventi, armi, ecc; o situazioni particolari, relazioni tra le figure, intuizioni filosofiche, connessioni con i film o con altre opere multimediali dell’Universo di Star Wars.
Io rispondo con quanta più precisione possibile, dando anche una visione più generale del cosmo narrativo in cui ciascun particolare si inserisce.
L’Universo di Star Wars, il cosiddetto Canone Lucasfilm, è complesso e sempre in crescita.
La redazione è estremamente disponibile e appassionata, quindi la collaborazione risulta fluida, con reciproco piacere.
Il potere decisionale della casa editrice italiana è assoluto, in campo nazionale: le scelte di traduzione sono autonome, il che è un bene.
È un bene anche che una casa editrice così importante ascolti con tanta attenzione il parere degli appassionati!
Non solo libri, ma anche fumetti e cinema; qual è il tuo media preferito o quello in cui ti ritrovi di più?
Come fruitore, amo allo stesso modo letteratura, cinema e fumetto e analizzo tutti e tre con lo stesso spirito.
Come operatore, negli ultimi tempi mi trovo più a mio agio nello scrivere saggi… mi aiuta a capire quel che mi piace, prima di crearlo.
Ma va a periodi. In chiave di documentazione, guardo soprattutto in me stesso, nelle mie esperienze.
Hai qualche progetto futuro?
Ho strutturato per cinque anni e sto scrivendo da due anni un romanzo fantastico, frutto delle mie analisi saggistiche, disegnandone allo stesso tempo il prequel in forma di fumetto… se disegnare mi viene più immediato, scrivere è più divertente.
Questo mio primo romanzo è una grande storia che unisce il fantasy alla fantascienza, il concetto dei supereroi a un mondo costruito tipo “Il Signore degli Anelli”, la tecnologia alla magia.
Ma non posso fermarmi. Se tra poche settimane uscirà “Tutte le Guerre Stellari!” per Runa Editrice, un lavoro che va a completare ed esaltare quello del 2017, lo spazio per analizzare una storia che mi affascina da sempre è infinito.
Credo che tutti, piaccia o meno il genere, dovrebbero affrontare questa saga perché in Star Wars si va oltre.
È una critica sociale, un’indagine sull’umanità e sull’essere umano.
Io penso che un lavoro simile possa essere accostato alle opere dei grandi.
Se un tempo venne scritta la Divina Commedia, oggi abbiamo la saga di Guerre Stellari, che insieme a “Dune” ci darà modo di discutere nei decenni, nei secoli a venire.
E io lo farò ancora, perché da Star Wars, “Dune” e Lord of the Rings ci si apre a ogni opera e a ogni autore dell’immaginario.
Lavori su Batman, lo scrittore Edgar Rice Burroughs, il mondo di Harry Potter, James Bond 007, Re Artù… sono tutti lì che aspettano.
In estate completerò un saggio sulla modernità delle figure femminili in Star Wars.
Ho creato un supereroe della città di Trieste, con relativo Universo storico.
Ho un romanzo d’avventura e un thriller già strutturati. Le collaborazioni con l’Università degli studi di Trieste e con il PAFF! (Palazzo del fumetto) di Pordenone sono preziose occasioni per la divulgazione del cinema fantastico e del fumetto.
E poi c’è Yavin 4, il “mio” Club, l’Associazione culturale che presiedo e che lavora nel campo del Fantastico italiano (e di Star Wars) da ormai 17 anni, con sempre maggiore energia e valore.
Domande di Gigliola
E’ vero che tuttora il “nocciolo duro” dei fan sono le nostre annate, cioè chi era ragazzino all’epoca dell’uscita del primo film?
Sotto certi aspetti può essere vero. Ma Star Wars continua. I ragazzini di oggi, nati e cresciuti con le ultime incarnazioni di Star Wars, non sono mai da sottovalutare.
Tra significati, simboli e storie, il mondo di Guerre Stellari affascina appassionati e curiosi di ogni età, ed è giusto così.
C’è chi ama la Saga fin da bambino o vuole riaffrontarla, oppure chi desidera capirne il senso e orientarsi nelle sue complesse trame.
Nessuno è migliore, tutti devono avere spazio.
Dopo oltre quattro decadi il segreto del successo di Star Wars è che ognuno ci trova quello che vuole, che desidera, che gli serve.
Divertimento, epica, riferimenti letterari, commedia, amore, action, fantasy e fantascienza, effetti speciali, astronavi e spade laser.
E c’è molto di più: politica, filosofia, cultura; comicità, romanticismo, misticismo. Fino al simbolo più potente di tutti: la Forza.
Qualsiasi film di Guerre Stellari può essere visto da adulti e bambini, e quei bambini rivedendolo da grandi coglieranno aspetti diversi.
È un corpo vivo, sempre attuale, che cambia e si adatta al destino delle epoche sociali, degli attori-personaggi, della nostra stessa Storia reale.
E a proposito, tu quale film preferisci?
Il film perfetto, il capolavoro, quello che resterà sempre nel mio cuore è il primo Guerre Stellari, “Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza” del 1977.
Il film più importante, quello che soddisfa il cervello è “Star Wars: Episodio V – L’Impero colpisce ancora” del 1980, perché è il più raffinato, il più elegante e quello che letteralmente crea la Saga, aprendo in avanti (seguiti) e all’indietro (antefatti).
“Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi” del 1983 colpisce il segno soprattutto nella seconda parte.
È il film del giovane Luke Skywalker: il ricordo della giovinezza perduta, mi piace in automatico.
Il film più drammatico, quello che colpisce allo stomaco è “Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith” del 2005. Cattivo e riflessivo, è a lungo atteso sia dal pubblico che da Lucas stesso.
“Rogue One” del 2016 è il film del crescendo inventivo, che da una riga del 1977 sa costruire personaggi, eventi e avventure geniali.
“Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi”, di soli tre anni fa, è il massimo film di Guerre Stellari.
La sua complessità filosofica è vasta e aiuta a comprendere addirittura la più complessa e importante opera di fantascienza, il “Dune” di Frank Herbert (e il contrario, “Dune” aiuta a comprenderlo). È il film del maturo Luke Skywalker: il film che mi sconvolge la mente.
L’ultimo “Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker” è emozione pura, chiude con coerenza ma anche con trasporto. Da parte di un appassionato della prima generazione come me, è impossibile non amarlo.
E quali sono i tuoi personaggi preferiti?
Luke Skywalker, primo e unico.
Seguono più o meno alla pari Darth Vader, Kylo Ren/Ben Solo e Leia Organa.
Ho un’insana simpatia per Boba Fett, Palpatine/Sidious mi esalta, la coppia C-3PO/R2-D2 la reputo fondamentale.
Amo per tanti motivi l’ultimo Droide ad apparire nella Saga, D-O.
Che costumi possiedi?
Ho l’uniforme nera da Jedi di Luke Skywalker 1983, con parrucca bionda allegata.
Ho il mantello con cappuccio senza volto di uno dei nove Nazgûl, dal Signore degli Anelli.
Hai mai visitato le locations in Italia e all’estero dove sono stati girati i film della saga?
Ho visitato la Villa del Balbianello sul Lago di Como, mentre vi giravano le scene d’amore di Anakin e Padmé Amidala per Episodio II del 2002.
Secondo te qual è il miglior autore di libri di Star Wars, comprendendo sia i romanzi “canonici” legati ai film, sia l’Expanded Universe?
Il mio preferito resta Steve Perry, scrittore nel 1996 del romanzo “Star Wars – Shadows of the Empire” (in Italia “L’ombra dell’Impero”). Di quelli moderni, quello che mi ha colpito di più è “Bloodline” di Claudia Gray. Anche le novelization de “Gli ultimi Jedi” (di Jason Fry) e “Rogue One” (di Alexander Freed) sono notevoli. Sottostimato è il “Catalyst” di James Luceno, da recuperare.
Domande di Silvia
Io ricordo la nascita della rivista Living Force Magazine, come ti venne in mente l’idea? So che attingevi molto dal bellissimo forum di Yavin 4 all’inizio.
Living Force Magazine, la storica fanzine di Yavin 4 che ho creato, che continuo a seguire fin dall’inizio e che nella primavera del 2020 giunge al suo cinquantaduesimo numero, è la mia creatura prediletta.
Come il Club Y4, del quale è l’organo, compie diciassette anni. Sono anni in cui l’ho organizzata, impaginata, costruita riga per riga, immagine per immagine. Ne curo la direzione editoriale e la grafica.
L’idea nasce dalla precedente fanzine italiana di Star Wars, quel Cloud City che uscì dalla fine degli anni Ottanta fino all’inizio del Duemila.
Nel suo ultimo periodo fui io a assumerne la direzione editoriale, dopo essermi distinto come principale collaboratore. Terminata quell’esperienza, nel 2003, con la fondazione di Yavin 4 venne spontaneo continuare la tradizione della fanzine starwarsiana con Living Force. Non è mai cambiata la filosofia alla base della rivista: raccolgo i contributi dai migliori appassionati di Guerre Stellari e del Fantastico in giro per l’Italia, scovati sia all’interno del Club Yavin 4 che nei suoi ambiti divulgativi.
Se allora c’era anche lo storico Yavin Forum, oggi ci sono spazi facebook, sito internet, rete informativa e collaborazioni rafforzate nei decenni. La Forza continua a vivere!
Pur non essendo appassionata di supereroi, sono affascinata dal tuo excursus in “Super – Ottant’anni del primo supereroe: da Nembo Kid a Superman.” Qual è il tuo super eroe preferito e perché?
Come faccio ben capire fin dal titolo del mio libro “Super — Ottant’anni del primo supereroe: da Nembo Kid a Superman”, pubblicato nel 2018 per Runa Editrice, il mio primo riferimento emotivo è Superman. Subito seguito dal riferimento razionale: Batman.
Io sono emozionato dal concetto davvero sovrumano di bontà assoluta, disinteressata e altruistica. Non è un dettame religioso ma uno stato mentale, una scelta di vita, una missione civile che, tra l’altro, permette da decine e decine di migliaia di anni all’uomo e alla donna di sopravvivere ed evolversi. Superman sa esserne un alfiere perfetto, nel suo status inumano, straniero e alieno che desidera essere come noi, condividere i nostri problemi esistenziali.
D’altro canto, l’immenso, romanzesco “fratello” Batman è mosso da un sottile egoismo, motivato da una pazzia quasi suicida: è un disperato obbligato a essere eroe dalla sua stessa follia, dal suo stesso dolore. Batman è un uomo, con pregi e difetti, possibilità e limiti. Per questo lo sento molto vicino: Batman è come sono io. Ma Superman è come vorrei e dovrei essere: Superman, dopo aver ragionato a supervelocità, sceglie di essere eroe, e lo fa solo perché ama veramente.
Siamo tutti Batman e siamo ridotti così… fossimo tutti Superman, l’umanità sarebbe da tempo dominatrice pacifica delle stelle.
Le migliori storie di Superman sono quelle in cui si confronta idealmente con Batman, come del resto le migliori storie di Batman sono quelle in cui appare almeno un parallelo o almeno una citazione di Superman.
Gli stessi creatori a fumetti erano tra loro legati, come sono concettualmente connessi i due personaggi…
L’infinito non può esistere senza il finito.
Il giorno non può esistere senza la notte. Il Bene non può esistere senza il Male. Dio non può esistere senza Lucifero. L’uomo non può esistere senza la donna. Achille non può esistere senza Ettore. Luke Skywalker non può esistere senza Darth Vader. Per lo Snyder cinematografico del 2016, la “Martha” di Siegel & Shuster (madre adottiva del Superman del ’38) e la “Martha” di Kane & Finger (madre naturale del Batman del ’39) è una parte per il tutto, un’immagine concreta per l’inconscio collettivo, un nome proprio per un concetto metafisico.
Mi piace tutto della DC Comics, l’editrice dei supereroi nati da Batman, Superman e Wonder Woman. Più ci penso, più mi ritrovo un integralista, un fanatico, un terrorista DC. Un crociato. Un jihadista. Gli eroi sono perfetti e variegati, e soprattutto seri. Gli antieroi sono ambigui e multipli, e soprattutto estremi. Gli ambienti sono simbolici e infiniti, e soprattutto colti. Il Multiverso della DC Comics non ha mezze misure, tutto è superlativo e iper-reale, leggendario nel puro senso della parola. Metropolis e Apokolips sono come il regno di Logres per Re Artù o la Terra di Mezzo per J.R.R. Tolkien. Tutti vi si ritrovano poiché la DC Comics comprende tutto: decine di millenni di storie fantastiche dell’umanità coniugate al passato, un cosmo fantascientifico coniugato al futuro. Del quale il super-uomo extraterrestre, Superman, l’uomo terrestre, Batman, e la donna mitica, Wonder Woman, sono simboli decisivi.
Ti piaceva il nome Nembo Kid? Mio papà mi racconta spesso che da piccolo comprava i fumetti di Nembo Kid…
“Nembo Kid” è un nome molto romantico e suggestivo, a discapito delle apparenze puramente italiano. Negli anni Cinquanta del nostro Bel Paese rispecchiava l’aspetto ancora un po’ “ragazzesco” e ingenuo del personaggio e del suo immaginario. Ma io preferisco il classico, e originario, nome Superman. Lo sento come un nome più consapevole e più maturo. Purtroppo il mondo di Superman e dei supereroi in Italia è ancora legato a un immaginario infantile, mentre nel resto del globo si sa già da tempo la fondamentale importanza anche di questo tipo di letteratura e di cinema.
Superman è sia popolare che misterioso.
Essendo il personaggio un’icona culturale dell’America, da otto decadi tra le più riconoscibili e famose, è ovviamente un paradosso, ma non casuale. L’essere umano vive tramite i paradossi. Tanto Star Wars (altro mito noto ma ancora da studiare nel profondo) quanto Superman hanno la forza, a mio parere ancora poco compresa dal grande pubblico, della contemporaneità. La saga science fantasy o space fantasy americana, o meglio globale, di Guerre Stellari è un intreccio di scontri generazionali che si applicano anche alla realtà: sono sempre i giovani a produrre un nuovo film o una nuova esperienza, andando contro la generazione precedente e distruggendola, pur conoscendola e amandola.
I supereroi DC Comics e in particolar modo Superman hanno, allo stesso modo, la forza dell’attualità: in ottant’anni il personaggio dell’alieno caduto sul nostro mondo per acquisire poteri eccezionali si è evoluto e si è adattato a ogni periodo storico umano del “Secolo breve”, tra il Novecento e il Duemila.
Il secolo che ha avuto e ha il potere di esaltare o distruggere l’umanità del pianeta Terra. Grazie ai creatori fumettistici Jerry Siegel e Joe Shuster, e al complesso e lungo lavoro editoriale della DC Comics, Superman e i suoi amici supereroi hanno vissuto, con noi e come noi, ogni epoca; dalla Grande Depressione alla Seconda guerra mondiale, dalla Coca Cola alle bombe atomiche, dal Rock and Roll al Vietnam, dalla Contestazione studentesca alla Guerra fredda, dalle crisi energetiche al terrorismo, dalla caduta del muro di Berlino ai movimenti populisti. Superman c’è sempre stato, interprete delle più intime pulsioni del genere umano.
Io comunque non guardo mai al passato, mi concentro sul futuro. La vita è una scala e si continua a salire, guardando sia il gradino successivo per non inciampare ma anche intorno, il panorama che si apre sempre di più. Il segreto è sempre cercare di fare uno scalino in più nella propria vita, senza esagerare ma senza fermarsi. Solo così si può crescere, studiando ed esplorando argomenti che si pensa ci siano già noti, ma che hanno ancora molto da svelare.
Grazie Jedi Fil!
Vi ricordiamo che Jedi Fil sarà stasera alle 18 online per una conferenza su Batman, potrete seguite la diretta qui:
Conferenza Batman con Filippo Rossi e Raimondo Pasin
Nonché alle 21 con un’altra conferenza su Star Wars
Conferenza su Star Wars con Filippo Rossi
Qui sotto un’interessante discussione su Watchman
Conferenza del 16 Maggio su Watchman
E infine sotto potete trovare l’ultima fatica di JediFil
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